Luca Zingaretti sarà il giudice meschino: riprese al via a giugno

Il giudice meschino «sarà girato a giugno con Luca Zingaretti», annuncia Paola Lucisano in una intervista al mensile Tivù. E così è ufficiale: l’attore romano si appresta a interpretare il giudice Alberto Lenzi. Un personaggio nato dalla fantasia di uno scrittore, proprio come Montalbano, e cresciuto nel profondo Sud, proprio come Montalbano, ma in realtà lontano anni luce da Montalbano. Basta leggere le prime pagine del romanzo di Mimmo Gangemi per capirlo: il giudice Lenzi e il commissario Montalbano sono uomini di legge così diversi che non potrebbero nemmeno lavorare insieme.

Entrato in magistratura per «soccorrere la sua terra», la Calabria, Alberto Lenzi con il passare del tempo perde tutto il suo entusiasmo («era inutile dannarsi: i delinquenti peggiori se la cavavano sempre») e si lascia andare. E così eccolo, dopo undici anni di carriera: indolente, donnaiolo, amante della bella vita, sempre pronto a scansare le inchieste più spinose e a rifugiarsi nei casi di poco conto (quell’ordinaria amministrazione così odiata da Montalbano). Poi le cose cambieranno, e il giudice meschino si getterà anima e corpo in un’inchiesta ad alto rischio. Ma all’inizio così si presenta.

La protagonista femminile. «Nel ruolo di coprotagonista – dice Paola Lucisano nell’intervista a Tivù – mi piacerebbe avere Luisa Ranieri, riunendo così una coppia reale anche sullo schermo». La miniserie sarà prodotta dalla Italian international film per Raiuno. Regia affidata a Carlo Carlei, reduce dalle riprese di una versione cinematografica di Romeo e Giulietta con cast hollywoodiano. Sceneggiatura firmata da Giancarlo De Cataldo, autore di Romanzo criminale e sceneggiatore di Il caso Tortora.

L’autore del romanzo. «Sono certo che i miei personaggi, tutti pezzi del mio animo, in mano al grande scrittore e sceneggiatore che è De Cataldo non perderanno la connotazione, né le caratteristiche originarie», aveva detto Mimmo Gangemi a dicembre in una intervista a Calabriaonweb. «Tengo molto che la narrazione cinematografica mantenga l’aderenza alla cultura dei luoghi del racconto. Ho molta fiducia nella produzione, nella regia e nella sceneggiatura, di altissimo profilo e in gran parte calabrese».

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