Non è mai troppo tardi racconta due diverse fasi della vita di Alberto Manzi. La prima è ambientata in un carcere minorile: il suo primo incarico da educatore, in uno stanzone senza cattedra né banchi, alle prese con novanta ragazzini che hanno già fatto scappare quattro insegnanti. La seconda lo porta negli studi della Rai: gli otto anni trascorsi a insegnare l’italiano agli adulti attraverso un programma televisivo che consentirà a un milione e mezzo di persone di ottenere la licenza elementare e che sarà copiato da 72 paesi nel mondo.
La miniserie segna il ritorno di Claudio Santamaria in televisione tre anni dopo Le cose che restano. Accanto a lui Nicole Grimaudo (nel ruolo della moglie Ida), Giorgio Colangeli (direttore del carcere) e Emanuela Grimalda (direttrice della scuola). Regia di Giacomo Campiotti, reduce dal successo di Braccialetti rossi. «Alberto Manzi – scrive nelle note di regia – è un Maestro che ai ragazzi non insegna nozioni. Insegna a “pensare”. Lavora con loro per formare uomini liberi, capaci di scelte libere»